V'erano nella città oltre duemila ufficiali con alloggio presso i privati, dal qual peso i patrizi tennero se stessi esenti. (1734) Il castello, bloccato dapprima, dopo quattordici giorni di aperto assedio si arrese il 2 gennaio, trovandosi il presidio, per le perdite fatte e la molta diserzione, ridotto a novecento uomini. La città ebbe a soffrire qualche danno e ben maggior paura dalle artiglierie degli assediati; ed oggetto di grave doglianza fu per essa successivamente la tassa imposta a' facoltosi in determinate somme, da pagarsi fra otto giorni, in via di prestito al sei per cento, onde soddisfare al debito arretrato per la diaria. Fra quelli, i più tassati furono il presidente Clerici per lire centocinquantamila, il conte di Brono per altretante, il conte Brentano e Pietro Andreoli in lire centomila per ciascuno. Ma pochi pagarono, e la successione degli avvenimenti fece lasciare questo espediente in dimenticanza.
I Gallo-Sardi, quanto furono celeri nell'invasione, altretanto si mostrarono lenti nell'approfittare degl'improvvisi riportati vantaggi, e della sorpresa e debolezza degl'Imperiali, che in tutto non avevano in Italia quattordicimila uomini. Si lasciò loro il tempo di riprender lena, di raccogliere le sparse, benché tenui forze de' diversi presidii, e di far di Mantova il centro d'unione de' soccorsi spediti in fretta dalla Germania. Anche il re di Sardegna fu sollecito ad accrescer forze all'esercito collegato colle copiose leve eseguite, non meno ne' suoi stati della Savoia e del Piemonte, che nel ducato di Milano, dove, non ostante l'avversione del volgo ai Piemontesi e ai Francesi per antiche gare ed animosità, il reclutamento fu numeroso.
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