Le corti di Francia e di Madrid, costanti nel proponimento di fondare una seconda sovranità borbonica in Italia in vantaggio dell'infante don Filippo, strinsero ad Aranjuez un trattato colla repubblica di Genova, obbligandosi a pagarle un sussidio mensile di centomila scudi1106, e si decisero ad assalire con una massa preponderante di forze l'esercito austro-sardo, al di cui comando era venuto di recente il conte di Schulembourg in vece del principe di Lobkowitz, il quale era stato pure separatamente supplito nel governo della Lombardia dal tenente maresciallo conte Gian Luca Pallavicino, con titolo di ministro plenipotenziario e autorità di governatore. Attesa l'alleanza coi Genovesi, nuovi rinforzi francesi e spagnuoli ebbero facile e sicuro il passo per la via d'Oneglia, ed unitisi col nerbo militare già esistente, e coi contingenti di Napoli, di Modena e di Genova, fecero centro in Acqui. Fra tutti ascendevano a settantamila combattenti, comandati da Francesco III duca di Modena, dal general conte di Gages e dal maresciallo di Maillebois. Di là il duca di Modena, scacciati gli Austro-Sardi da Savona, da Novi e da Tortona, si diresse alla conquista di Piacenza e Parma; nel mentre che il conte di Gages, con tremila granatieri e qualche cavalleria, gettato un ponte sul Po alla Stella verso Belgioioso, nella notte del 22 settembre sorprese Pavia, essendosi quel presidio ritirato in fretta nel castello. A tale nuova il conte di Schulembourg, comandante gli Austro-Sardi accampati in Bassignana, mandò tosto a presidiare il castello di Milano, e con tutta la sua artiglieria per la Pieve del Cairo si appressò a Vigevano, ed incalzato da' nemici, ritirossi quindi verso Casal-Monferrato.
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