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      Sembra che Giuseppe II avrebbe dovuto essere fra i sovrani il più facile ad essere giudicato, perché fece più fatti; pure fu quello su cui i giudizi rimasero più divisi, perché le sue opere erano talvolta fra sé contraddicenti, e perché le passioni, una religione male intesa, e gli offesi interessi presero parte a que' giudizi. Tutti si accordano nell'attribuirgli un carattere dispotico, inflessibile, irrequieto, novatore. Era economo e temperante, avea modi disinvolti e famigliari, e discorsi insinuanti. In generale le sue intenzioni furono migliori che i fatti, e questi, migliori dei modi usati nell'eseguirli. Chi disse ch'egli avea voluto procurare la felicità dei sudditi a colpi di bastone, disse il vero con acerbe parole. Uno de' primi suoi atti fu, nel 1780, l'abolizione della servitù feudale ne' suoi stati della Germania. Fece costruire a grandi spese strade e canali, incoraggì il commercio e le manifatture, e rese aperte e libere le comunicazioni tra le province. Protesse, senza ostentarlo, le lettere e le scienze in tutti i suoi Stati, instituì cattedre, scuole, biblioteche, o accrebbe le esistenti; promosse la libertà della stampa e la pubblica istruzione; e, per una delle sue abituali contraddizioni, proibì ad ognuno dei suoi sudditi il visitare paesi esteri prima di aver compito i ventisette anni1173. Non ostante le sua filantropia, le sue massime diplomatiche si trovarono al livello di quelle de' gabinetti di Berlino e di Pietroburgo. Ebbe pure rimprovero di simulazione e di doppiezza, non meno nelle relazioni cogli esteri che coi propri sudditi1174. Il molto bene che fece e le sue utili riforme, benché duramente eseguite, male accolte, contrastate, e in parte rivocate, furono un seme che fruttificò largamente, e un frutto certissimo e indistruggibile sarà quello per cui la magia e la tirannia delle opinioni vennero dissipate per sempre.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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