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      Era co' suoi figli affettuoso senza sovranità, ed essi lo trattavano come un amico. Visitò minutamente le carceri, ma non fece liberare alcuno. Parve che le opinioni teologiche e le teorie criminali fossero le due cose che sopra le altre lo interessassero. Si trattenne in Milano fino alla sera del 28 giugno. Partendo lasciò il popolo a sé affezionato, ed ha potuto conoscerlo dalla folla accorsa alla partenza, e dalle voci che mostravano desiderio della sua felicità e brama del suo ritorno.
      Né egli, né il popolo sapevano che salutavansi per l'ultima volta. Non era per anco tornato a Vienna che s'avvide della mala riuscita delle pratiche da lui mosse per frenare il torrente della rivoluzione di Francia a difesa di una sorella e di un cognato che sedevano su quel trono1180, e d'essersi tirato addosso la guerra che voleva evitare. (1792) Essendo in quest'angosciosa agitazione d'animo, egli esalò in Vienna il 1° di marzo l'ultimo fiato, in tre soli giorni di malattia, dopo due anni del nuovo regno, e circa quarantacinque di età. Chi il disse morto di malattia di petto, chi di dissenteria; e come è costume del volgo nel giudicare delle morti precipitose dei grandi, non mancò chi pretese di attribuirla ad una causa straordinaria1181. Egli lasciò i popoli più tranquilli, ma angustiati dalle esigenze dei preparativi guerreschi, e agitati per la prospettiva di un procelloso e sinistro avvenire. E non s'ingannarono; mentre l'eredità che da lui conseguirono il successore e i sudditi, furono ventidue anni di guerre distruggitrici e di calamità senza fine e senza esempio.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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