Sen., lib. 3, cap. 5 e sg.
180 Giulini, tom. IV, p. 19.
181 Arnulph., lib. 3, cap. 10 e sg.
182 Idem., lib. 3, cap. 2.
183 Giulini, tom. IV, p. 21.
184 Giulini, tom. IV, p. 24.
185 Tom. IV, p. 24.
186 Leo Ostiens., lib. 2.
187 Forse tu solo sopra di noi accendi la fiamma del popolo, che, impetuosa, aggirasi come il mare, e questo per cagione della esacrabile patalia (eresia de' patarini) e di molti giuramenti viziosi e detestabili? Landulph. Sen., lib. 3, cap. 7 e sg.
188 Mentre tu pensasti a commovere il giudizio di questa inudita patalia, qualunque si fosse la tua intenzione, avresti dovuto da prima con molti digiuni pigliare consiglio da qualche uomo religioso. Landulph., lib, 3, cap. 2.
189 Ma i nobili della città, dal cui valore i sacerdoti poco prima erano difesi, da eccessiva ira e da sdegno commossi, uscivano altri dalla città, altri aspettavano il tempo in cui ponessero fine a quella procellosa calamità. Landulph. Sen., loc. cit.
190 Col concorso di quasi tutti i cittadini, i quali volontieri ascoltavano le sregolatezze dei cherici; altri aggravati dall'inopia o dai debiti, e tutta la speme loro riponenti nella preda e nelle rapine, nulla meno bramavano che la pace e la concordia della città. Trist. Calch. Hist. Patr., lib. 6, p. 131.
191 Per la fazione dei cherici, repentinamente si solleva mormorio nel popolo. Dicesi, non dovere la chiesa ambrosiana soggiacere alle romane leggi, né al romano pontefice competere alcun diritto di giudicare o di disporre le cose di quella sede. Troppo indegno reputasi che quella Chiesa la quale sempre fu libera sotto i nostri progenitori, ora, per obbrobrio della nostra confusione, ad altra Chiesa, il che non faccia il cielo, sia assoggettata.
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