Conciossiaché le leggi tanto divine quanto umane attestano che propria del principe è la somma clemenza.
332 Vicende di Milano con Federico I, imperatore, pag. 55.
333 Per ciascuna parrocchia della città elette furono due persone, e tre di queste da ciascuna porta, delle quali una io fui, affinché, secondo l'arbitrio loro si vendessero le vettovaglie e il vino e le mercatanzie, e il danaro si desse a prestito, il che ridondò a ruina della città.
334 Hist. Rer. Laudens. Rer. Italic. Script., tom. XI, col. 1094.
335 Tutti afflitti erano dalla fame e dall'inopia; il marito, snudando la spada, assaliva la moglie, il suocero la nuora, il fratello l'altro fratello, il padre il figliuolo, perché frodati dicevansi del pane, e dappertutto udivansi discordie domestiche e private contese. Trist. Calch. Hist. Patr., lib. 10, p. 209.
336 Appianiamo le fosse, dirocchiamo le mura, distruggiamo tutte le torri, e tutta la città traggiamo a ruina ed a desolazione. In Dacherii Spicil., tom. V - Pagi, Crit. Baron. ad annum 1162, num. 26.
337 Poscia le mura della città e le fosse e le torri furono a poco a poco distrutte, e così tutta la città di giorno in giorno venne sempre ridotta a ruina e a desolazione.
338 Il popolo viene espulso dalla città: il muro tutto all'intorno atterrato: gli edifizi sono spianati al suolo, eccettuati i templi dei santi. Pistor. Nidan., Rer. German. Script., Ratisponae, 1731, tom. I, pag. 678.
339 I Milanesi, spinti dall'assedio, dalla fame, dall'inopia, dalla discordia, per mezzo di ambasciatori chieggono dall'imperatore misericordia.
| |
Milano Federico I Hist Appianiamo Dacherii Spicil Crit Rer Ratisponae I Milanesi
|