Giulini, tom. VII, p. 534.
422 Duce e tutor del popolo d'Ambrogio,
Di giustizia vigor, luce de' grandi,
Arca tu di saper, sommo dell'almaMadre Chiesa campion, eccelso fiore
Di tutta quest'amabile regione;
Al tuo cader d'Italia impallidisceLo splendor tutto! Ahi, che l'aiuto nostro
Della Torre Pagan, n'andò tra l'ombre!
MCCXLI, il dì VI di gennaio, morì il detto signor Pagano della Torre, podestà del popolo di Milano.
423 Giulini, tom. VII, p. 431.
424 Giulini, tom. VIII, p. 128.
425 Al minuto alla maniera della taverna.
426 Tom. VII, p. 462.
427 Giulini, tom. VII, p. 420.
428 Giulini, tom. VII, p. 423.
429 In nome del signor nostro Gesù Cristo. Nell'anno della natività del medesimo mille dugentoquarantacinque, il giorno di venerdì, terzo di novembre, indizione quarta. Essendo che il signor Uberto di Vialata podestà di Milano, e Guido di Casate, Guido di Mandello, Filippo della Torre, Giovanni della Torre, Guglielmo di Soresina, Probino Ingoardo, Rezardo di Villa, Giustamonte Cicata, Lampugnano Marcellino, Burro dei Burri, Artusio Marinone, Guglielmo di Lampugnano, Anselmo di Lampugnano, Anselmo di Terzago, Rosate della Croce, Landolfo Crivello, Negro Grasso, Guizzardo Morigia, Mollone Becano, Caruzano Morone, Amerato Mainerio e Buonincontro Incino, consiglieri, e segretari, e sapienti del comune di Milano, con molta istanza pregando, instarono presso il signor Ardico di Soresina, arciprete di Monza, e i canonici ed il capitolo di questa chiesa, ed anche col signor G. di Montelongo, legato della Sede apostolica, affinché concedessero e prestassero allo stesso podestà e ai consiglieri, e sapienti, o sia al comune di Milano qualche parte del tesoro di quella chiesa da darsi in pegno, per il danaro necessariamente occorrente al comune di Milano, che in altro modo non può trovarsi né ottenersi; come espressamente asserivano; e che quella chiesa volevano mantenere indenne; e fare sollecitamente restituire quel tesoro: alle di cui preghiere e a quelle di questo signor legato soprascritto, i signori arciprete e canonici umilmente accondiscendendo, per l'onore e vantaggio del comune di Milano, presente e volente questo signor legato, offerirono, concedettero a questi podestà e consiglieri e sapienti ed al comune un calice d'oro del tesoro della chiesa Monzese del peso di once centosette, colle orecchiette e coll'ornamento di molte pietre preziose.
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