289.
503 Messale ambrosiano, stampato l'anno 1475 in Milano da Antonio Zarotto, e Breviario, stampato dal medesimo, l'anno 1490.
504 Tom. X, p. 482.
505 Vita di Giotto, tom. I, p. 95.
506 Ivi, p. 46.
507 Lomazzi, Arte della pittura, p. 35.
508 Giulini, tom. X, p. 332.
509 Gio. Villani, lib. XII, cap. 37.
510 Giulini, tom. X, p. 410.
511 All'anno 1348.
512 Aveva la predetta signora Elisabetta, di lui moglie, fatto voto di visitare la chiesa di San Marco in Venezia, come essa diceva. Al quale viaggio acconsentì il signor Luchino. E, fatta una comitiva di molti grandi dell'uno e dell'altro sesso, si pose in cammino, e come una imperatrice, e con grandissime spese e corte bandita, fu ricevuta dal signor Mastino in Verona. E compiè il suo viaggio, e si narra che anche la sua volontà compiesse intorno a carnale congiungimento, e le altre di lei compagne delle primarie della Lombardia fecero la cosa stessa. Per questo nacquero di molti scandali. Ma perché l'amore e la tosse non si possono nascondere, né tanto è occulta alcuna cosa che non si riveli, tornata essendo la medesima, il signor Luchino seppe ed udì quello che avvenuto era. Pure, siccome sapiente, pensò a dare le disposizioni per la vendetta. E perché disse un giorno, che in breve era per fare in Milano la giustizia più grande che mai fatta avesse, con bellissimo rogo, la predetta di lui moglie ben si avvide che essa era l'oggetto di quella giustizia. Essa altronde, che ben conosceva il commesso delitto con tale persona, scusare non potevasi delle cose predette, siccome altra volta erasi scusata.
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