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      598 Ad ann. 1395 in fine.
      599 Ecco, testimonio ai popoli e precettore alle genti, io ho dato lo stesso duce. - Venerabili padri e spettabili signori miei, assai giustamente venerabili, tutta la patria dei Milanesi può domandarmi con eguale premura. - Di', te ne prego, o vescovo novarese, quali motivi indussero il sacro cesareo animo ad accordare al nostro comune l'onore sublime del ducato? - Alla quale io rispondo: - la quadruplice situazione delle cose; la provvida benignità del Re Eterno; la conformità cortese di un atto degno di un congiunto; la obbediente fedeltà della casa Viperea; la congruente utilità di tutta la plebe.
      600 Celebre potenza di valido vigore; nobile prosapia di fulgido decoro; ilare clemenza del placido donatore.
      601 La prosapia della famiglia, molto raggiante; la bellezza del corpo, molto speciosa; la tranquiffità dell'animo, assai virtuosa.
      602 L'orazione può leggersi nella biblioteca Ambrosiana, nel codice MS segnato B. N., p. 116.
      603 Corio, all'anno 1395.
      604 Le misure che io assegno al Duomo, sono diverse da quelle che si leggono presso gli autori. Io le ho fatte verificare. Il Morigia, il Lattuada e il Sormani danno la lunghezza di braccia 300, ed errano di cinquanta braccia. Il Morigia lo fa largo braccia 145; il Sormani 150; il Lattuada 151. Il Torri dà la lunghezza di braccia 260, ed erra di braccia 101/2. Il Bugati s'accosta più degli altri alla verità, ed assegna lunghezza braccia 250, col piccolo errore di mezzo braccio; e larghezza braccia 130, la qual misura è prossimamente quella della croce, se si voglia ommettere lo sfondato delle cappelle.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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