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      (Per quello che spetta alla repubblica, si può ora da tutti riconoscere, che tutte le cose pendono in uno stato dubbioso o piuttosto precipitoso. Egli è certo che gli Sforzeschi hanno arruolato sedicimila fanti tra gli Svizzeri raccolti; mille cavalli di grave armatura dalla Germania e dalla Borgogna, comperati cannoni di bronzo, macchine, palle e polvere, e la comune opinione è che alla metà di gennaio, superate avendo le Alpi, assaliranno i Francesi, e si studieranno di cacciarli o di sconfiggerli. All'opposto il conte di Ligny, che ha il supremo comando nelle cose militari (benché il nome di vice-re sia dato a Giovan Giacomo Trivulzio) tutti i suoi cavalli di pesante armatura riunisce presso Como... Il di cui esito volesse il cielo che i Milanesi (il che sarebbe una prudenza in essi insolita), aspettassero! Ma moltissimi sono, massime della fazione ghibellina, che, impazienti di ritardo, non dubitano già a quest'ora di dividere la città, di riunire i loro amici e congiunti, e di pigliare le armi, perché dicono che il memorato Trivulzio abbia stabilito di rovinare i capi della stessa fazione ghibellina, mandandone altri ostaggi in Francia, altri proscrivendo, altri ritenendo nelle prigioni; soggiungendo per questo che essi, armati, respignere vogliono la forza colla forza, e vantandosi che di queste armi si serviranno non già a discapito o danno del re, ma qualora occorra alla loro difesa e salvezza. A questa specie di sedizione prestano non piccolo fomento il già nominato conte di Ligny ed il vescovo di Luçon, cancelliere del senato, e capo, come dicono, della giustizia, i quali, essendo l'uno e l'altro emuli del Trivulzio, mal soffrono che presso di esso rimanga quel nome nudo di vicerè, e sperano che per questa ragione il re sarebbe forzato a deporre il Trivulzio, qualora venisse a sapere che, ritenendo la sola immagine dello scettro, la sedizione non potrebbe estinguersi, ed essi, quasi confessando ambidue essere quella intenzione trista e subdola del Trivulzio contra i Ghibellini, la cosa che essi temono, né asserendo molto lontana da quello la volontà del re, che tutti i Ghibellini e i Guelfi riguarda senza alcuna differenza; non riprendono, ma anzi con un certo silenzio quelle mosse approvano, e che i Ghibellini si armino e si rafforzino, e che la sedizione giornalmente a maggior grado si accresca; mentre anche il Trivulzio e tutti quasi i Guelfi seguaci del di lui partito, non meno che i Ghibellini, si muniscono di partigiani e di armi, e non solo si preparano a respignere la forza, ma anche ad adoperarla.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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