Quid igitur? Profecto videntur mihi Sfortiani provinciam viribus suis longe imparem aggredi, atque immature nimis belli fortunam tentare etc.".
(*) Fu il concilio di Costanza gravemente turbato dalla risposta ambigua e maliziosa degli Svizzeri, e fu d'avviso che non se ne dovesse tenere alcun conto: giudicò tuttavia che fosse d'uopo di simulare, affinché al re tanto più non si unissero, quanto più si vedessero dall'Imperio negletti. Ma già non è più possibile il dissimulare la stessa dissimulazione; e a tutti gli Svizzeri noto si rendette, che niuna fede Cesare in essi ripone, né è disposto ad accordare ad essi stipendi; ed allorché i legati di Cesare scrivono i nomi dei capitani, de' vessilliferi e dei fanti elvetici, muovono a tutti il riso. Né tacciono i fanciulli medesimi, che quelli sono bensì coscritti, ma non stipendiati. Per quello adunque che appartiene agli Elvezi, la cosa è al sicuro; gli avremo se pure li vorremo, oltre ogni speranza, numerosi e fedeli. Ma tra i principi e legati della Germania si è venuto fino a questo punto, che a Cesare promisero di fornire i semestrali stipendi di ottomila cavalli e venticinquemila fanti che passare potessero nella spedizione italica, la quale furono d'avviso di differire sino al mese di febbraio, affinché intanto preparare si potessero i danari, le armi e tutte le altre cose necessarie alla guerra. Da quei principi che tu conosci, sono stato informato che per opera loro è stata interposta la dilazione, perché la reputano agl'interessi del re assai vantaggiosa, ed hanno promesso altresi di procurare che i soldati né allo stesso tempo si riuniranno, né andranno d'accordo sul modo di fare la guerra, ma gli uni seguiranno gli altri con lungo intervallo, e con opposti pareri verranno tra di loro a discordia, e si avanzeranno piuttosto per una certa formalità che per muovere la guerra al re.
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