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      Ma sia quanto si vuole breve il loro dominio, tale io mi dimostrerò nella magistratura, tanto in generale io gioverò, tanta fedeltà serberò agli stessi padroni francesi, che il successore, qualunque egli fosse, buona idea di me concepirà, né sprezzerà i miei ossequi. Qualora poi, o la qualità dei tempi, o i costumi del dominante, me dalla gestione della cosa pubblica allontanassero, grave non mi riuscirà, ad esempio de' chiarissimi uomini ai quali toccò una sorte eguale, il passare ad un onesto ozio, il tornare ai primi miei studi; e mi gioverò del familiare tuo esempio e di quello del padre mio, i quali lasciare non potendo nè cangiare i riti e le istituzioni degli Sforza, nei quali siete stati educati e già indurati, tuttavia una vita onorevolissima e giocondissima nell'ozio conducete, e si grandi reliquie ritenete della precedente dignità, che pochi sono i quali non portino invidia alla vostra gloria presente, ec.
     
      (***) Io veramente pigliai in buona parte quello che a me scrivesti, affinché guidato io non sia da tanta fidanza delle cose francesi, che gli Sforzeschi disprezzi, dei quali tu dici sperarsi più felici eventi; né certamente per la benevolenza colla quale mi riguardi, alcuna cosa tu potresti persuadermi che non reputassi alla mia situazione convenevole, né per la tua prudenza fede presteresti a vani rumori o a finzioni. Io ancora dal mio fratello Tommaso alcune cose udite aveva intorno al movimenti di Lodovico Sforza, e dell'uno e dell'altro dei cardinali, e che ben presto erano per riunire un nuovo e grande esercito, per arruolare cavalli di pesante armatura, Tedeschi e Borgogni, e per formare uno stuolo di fanti svizzeri nella città di Coira, e già prepararono le macchine e le altre cose tutte che fanno d'uopo per una grandissima guerra; e quello che mi accresce il sospetto è che lo stesso fratello mio, senza congedarsi da me ed anche all'insaputa mia, parti da Milano, e, come mi si dice, da essi se ne va onde rimanere loro compagno in qualunque fortuna; la quale stravaganza egli non avrebbe commesso certamente, se udite non avesse alcuno cose che a migliore speranza sollevato lo avessero.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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