Ma vide altresì che i vescovi ed il sommo pontefice stesso così persistono nelle censure che né si possono per noi rimuovere da esse con veruna ragione, né a noi rimedio alcuno sopravanza col quale possiamo difender da quelle i laici perseveranti nell'esazione degli aggravii, né difendere abbastanza il nostro quasi possesso in cui siamo ec.
(**) Rimane che la Maestà Vostra, ogni cosa considerata, si degni prescrivere che cosa dobbiamo fare fra queste angustie.
1063 Ripamonti, De Peste, ec., p. 20
1064 Ibid. p. 41, e annotazioni MS. a un Vecchio Diutile presso la casa Verri.
1065 Rivolta, Vita di Federico Borromeo, lib. V, cap. XXI, p. 168.
1066 Ripamonti, p. 50 e seg. Nel citato Diutile, scritto da un medico-chirurgo, essendovi notate le visite di Santa Corona, leggesi MS. quest'annotazione: "1629, 7 novembre. Nel bettolino di San Francesco sul corso di Porta Comasina, passato il Carmine, morì improvvisamente uno venuto da luogo infetto. Non si conobbe ch'ei fosse morto di peste. Fra alcuni giorni l'oste e garzoni s'ammalarono e morirono".
1067 Si fecero giuochi, tornei, allegrezze grandi. Si cantò il Te deum a Santa Maria presso San Celso. Sulla piazza del Duomo si diede un fuoco artificiale stupendo, che rappresentava il monte Etna. Il ragguaglio ed il disegno della macchina sono stampati. Il gesuita Emanuele Tesauro, celebre maestro d'eloquenza in que' tempi, recitò la orazione; e per dare un'idea del solo modo di scrivere, ne riporterò alcuni tratti. Fra le altre cose disse: Ma che in questi anni, meglio che in altri, sia la fortuna appassionata per questa casa reale, facciane fede, non altri, l'abbattuta eresia della Germania, sopra cui, passando la ruota dell'austriaca fortuna, hormai le ha frante le armi e tolto il fiato.
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