Lui mi rispose che desiderava ne dicessi prima l'oppenione mia, la quale, quando fussi secondo la sua aproverrebbe, quando no, replicherebbe quello li occorressi. "In verità, oste mio" dissi io allora "che chi considerrà bene l'ordine di questi fanti, lo iudicherà et onorevole et utile per la città nostra. E ponendo da parte molte cose che si potrebbono dire, dico che e' Fiorentini hanno gran paese et abitato in gran parte da uomini usi allo stento et alla fatica. Oltre a questo, è forte per essere da molte bande circundato da alpe e da monti aspri, in modo che, se si mantiene questo ordine d'uomini armati et alquanto disciplinati nel paese loro, non che il duca Valentino e Vitellozzo con poco numero d'uomini, come hanno fatto pel passato, non ardiranno entrare, ma il re di Francia o qualunque [3r] altro principe con grande et iusto essercito dubiteranno d'accostarsi a quello. Ometto quanta facilità sarà nel congregarli, quanto minore spesa nel tenerli, di quanto timore saranno a' vicini; e voglio intendere la tua risposta".
Udito Anselmo il parlare mio, disse: "Perché le parole tue non monstrano la medesima oppenione che la mia, dirò quello mi occorre. E non fo dubbio che questi battaglioni, quando saranno armati et essercitati, potranno essere simili a quelli che sono tenuti buon fanti. Ma io non so già allora come noi Fiorentini staremo sicuri; né so in che modo li uomini armati et essercitati vorranno ubidire a' disarmati et inesperti. E dubito che non pensino, sendo stati un tempo sudditi, potere diventare signori.
| |
Fiorentini Valentino Vitellozzo Francia Anselmo Fiorentini
|