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      Io, avendo udito la piacevole novella, mi partì' di quel luogo e, per dilettevole cammino e piano lungo il fiume del Reno, a buona ora arrivai al Ponte a Reno, distante a Bologna miglia dua. E, stando sotto una loggia dell'osteria, guardavo che era in molte parte guasta per la guerra, che l'anno avanti papa Iulio aveva fatto a messer Giovanni Bentivogli con l'aiuto del re Luigi di Francia, duodecimo di quel nome. Pure si vedevano, in più parte dell'osteria, dipinte le insegne de' Bentivogli, ancora che fussino in parte cancellate e guaste. E mentre a questo attendevo, sopravenne il signore dell'osteria, che veniva di Bologna, e, vedendomi intento a considerare quelle armi e leggere e' brievi che v'erono sotto, mi disse:
      Tu stimerai forse, vedendo qui tante insegne de' Bentivogli, che io sia stato tutto partigiano e sviscerato di quella casa, et, acciò non abbi a credere questo, ti voglio dire in che modo ci sono queste arme. Io mi chiamo Antonio Fantuzzi et ho qui questa osteria con certe terre intorno, e con questa entrata vivo il più commodamente posso. Et al tempo de' Bentivogli, attendevo a star quieto e farmi amare a ciascuno e poco travagliare.
      Avevo una figlia molto bella, d'età d'anni sedici, la quale ho dipoi maritata, e la tenevo stretta, e la nutrivo con quelli onesti costumi che sono convenienti alle figlie ben nate. Non so in che modo di lei [7r] si venissi notizia a Ermes, figliuolo di messer Giovanni. E fu tanta la insolenzia e bestialità sua che, senza rispetto, mi fece dire a uno suo fidato che desiderava una sera cenare con essa.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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