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      Lui disse:
      Iermattina in cotesto medesimo luogo il nostro potestà fece ardere una donna, la quale aveva commesso tanti delitti che so rimmarrai attonito a udirli. Sono circa anni dieci che in questa nostra terra morì la donna a uno notaro, domandato Antonio [9r] Crivello, el quale, per essere sufficiente procuratore et avere avuto assai buona dota, era ricco. Riprese moglie una da San Felice, castello qui vicino, che aveva nome Simona, d'età d'anni venti: e lui n'aveva circa quarantacinque! La quale, conoscendo che il marito non era atto a scuoterla come arebbe voluto, s'ingegnò in qualunque modo cavarli le sua voglie. E quando il contadino e quando il servitore o vetturale adoperò. Et avendo già avuto una figliuola, pensò che meglio potrebbe la sua sfrenata libidine mandare ad effetto se sanza marito restassi e nondimeno potessi disporre della roba del notaro. E considerò che, quando il marito morissi senza fare testamento, la roba restava alla figliuola, e che a essa apparteneva esserne tutrice, in modo che ne potrebbe fare in gran parte la sua volontà.
      Il notaio nel principio che la tolse, attendendo a procurare, de' disonesti portamenti suoi non s'accorgeva; ma nel processo del tempo vidde certi segni che lo feciono dubitare e stare di mala voglia. E quello che gli dava più molestia era che, oltre allo essere libidinosa, era tanto strana e ritrosa che mai restava di gridare et imperversare, e col marito e con ognuno di casa, di qualità che il notario non aveva mai una ora di quiete, in modo che ammalò.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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