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      [9v] Et allora parve alla donna che fussi venuto il tempo di colorire il disegno suo. E subito n'andò da un medico suo vicino, col quale aveva avuto qualche pratica, e li disse: "Mastro, io userò poche parole, perché sappi che noi ci conosciamo, e so che hai necessità di guadagnare et io di levarmi davanti il mio marito, el quale è malato. E per le miei persuasione chiamerà te alla cura sua e, se tu li dai una medicina che lo conduca alla morte, io ti donerò cinquanta ducati e la cosa sarà secretissima, e con essi potrai maritare la tua figliuola, et ancora aremo facilità di darci qualche volta buon tempo insieme".
      Il medico, che era non manco tristo che bisognoso, accettò l'offerta. E, chiamato la sera allo infermo e considerata la infermità, disse che li ordinerebbe una medicina che presto lo sanerebbe. E per monstrare essere più diligente et amorevole, disse che piglierebbe a fare l'uficio dello speziale e che la mattina a buona ora la verrebbe a comporre. E cosí, avanti che fussi giorno, a casa lo infermo se ne venne e con suoi mortaietti ordinò la venenosa pozione e, messala in un bicchiere d'argento, s'accostava al letto del notaro per dargnene.
      Quivi era presente la Simona con altri parenti la quale, [10r] pensando se poteva privare in un medesimo tempo il medico di vita come il marito e così essere libera dalla promessa delli cinquanta ducati et accostatasi al mastro, li disse: "Tu debbi sapere che io non ho cosa alcuna in questo mondo più cara che il mio marito. Però intendo che avanti li dia questa medicina ne facci saggio e ne bea più d'un sorso perché, non avendo Antonio figli maschi, so che ci sono di quelli che disegnono in su la roba sua e so ancora che si truovano di medici che tengono mano a simili sceleratezze, ancora che io non creda che tu sia di quelli".


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





Simona Antonio