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      Il medico, giunto a questo stretto, né potendo con ragione negarli tal richiesta, deliberò fare il saggio e poi partirsi e pigliare di quelli rimedi che si danno contro al veneno. La Simona volle vedere quando faceva il saggio e poi consentì la dessi al marito. Il medico, subito che l'ebbe data, si sarebbe voluto partire, ma lei lo intratteneva con parole, domandandolo a che ora aveva a dar mangiare al marito e molte altre cose simili. Poi aveva serrato con chiave l'uscio della camera e tutti li altri usci in modo che, avanti che il medico si potessi partire, il veneno s'era già diffuso per tutto il corpo. Onde lui, giunto a casa, conobbe subito la [10v] morte esserli vicina. E chiamata la moglie, li disse quello li era accaduto, e quello che l'aveva indotto a errare era suto il desiderio di maritare la figliuola, e come lui fussi morto andassi dalla Simona e li dimandassi li cinquanta ducati minacciandola che, quando non li avessi, farebbe noto il caso. Et in queste parole si morì. Il notaio, che aveva presa la pozione intera, non visse dopo l'ebbe in corpo una ora e la Simona restò della roba dominatrice come aveva disegnato.
      Né passorno dua giorni che la donna del medico, chiamata Antonia, ne venne a lei, e la cosa per ordine li contò e richiesela della promessa. La Simona gli fe' buona accoglienzia e monstrò dolerli della morte del medico; e li disse che gli voleva osservare la promessa come era iusto, ma che desidererebbe avere un pochetto di quello veneno perché ancora aveva d'adoperarlo; e però che venissi la mattina sequente e menassi la figlia e li portassi il veneno, e che darebbe loro desinare e poi li cinquanta ducati.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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