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      Lievasi un porco, Iulio lo segue e Tiberio il medesimo. Iulio viene alle mani col porco, et allora Tiberio che lo vidde impedito, d'uno spuntone avea in mano, nella coscia ritta gli dette e lasciollo in preda al porco. El quale, trovandolo debile per la gran ferita, poco penò a spacciarlo in tutto. Era già notte. Suonasi a raccolta et Iulio non torna: Tiberio monstra averne gran passione. Pure, dopo che i compagni l'ebbono cerco gran pezzo di notte, lo ritrovorono morto e credettono fussi stato ucciso dal cinghiale. La novella venne in Verona e ciascuno universalmente ne fu dolente, ma sopra ogni altri la misera Lucrezia sua donna, la quale sparse assai lacrime e grida sopra il corpo del morto marito. E poi che furono fatte l'essequie, né dì né notte restava di piangere et affliggersi.
      Tiberio, in capo d'otto giorni, quando pensò che il dolore fussi alquanto mitigato, come amico del marito l'andò a vicitare. E non trovando la donna altrimenti disposta non pensava, non usò altre parole che generale e consolatorie. Adoperò ben poi certa donna per la quale fece intendere alla Lucrezia che un gentiluomo l'amava non dicendo il nome. Ma la Lucrezia con detta donna si scandalezzò e la minacciò assai.
      Era Iulio d'un mese morto e fatte tutte le cerimonie che s'usano fare in simili casi, [17r] quando una notte alla Lucrezia che dormiva, apparve ferito e tutto insanguinato, et a punto come era seguita la morte sua li narra, e che si guardassi che Tiberio non ingannassi lei, come aveva fatto lui, e disparve.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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