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      E li dissi che l'avevo scritte per satisfare a me medesimo e non a lui, e che ciascuno ha sua fantasia e dove l'applica gli pare bene applicata. E finì' con lui il mio parlare.
      Ho dipoi meco medesimo considerato quanta servitù li uomini, da loro [24v] medesimi, s'imponghino. Et avendo respetto al parlare di questo e quello, spesso si ritenghino da scrivere quello s'hanno proposto. Perché qual materia o quale spezie di scrittori è che non si potessi biasimare? E' teologi sono e' primi nella nostra religione che hanno fatto e fanno tutto dì tanti libri, tante dispute, tanti silogismi, tante suttilità, che ne son piene non solo le librerie, ma tutte le boteghe de' librari. Nondimeno il Salvatore Nostro Jesu Cristo dice nello Evangelio: "Amerai il tuo Signore Iddio con tutto il cuore tuo, con tutta la mente tua e con tutta l'anima tua, et il prossimo come te medesimo". In questi dua precetti pendono tutte le leggi e' profeti. Che bisogna, dunque, tante dispute della Incarnazione, della Trinità, della Resurrezione, della Eucaristia, cose che noi cristiani per fede dobbiamo credere e credendo meritiamo e le ragioni non v'aggiungono? Danneremo noi, però, per questo tanti santi dottori, tanti valenti uomini acuti e dotti, per avere questa suttilità seguito e scritto? Non certo, ma diremo che a buon fine l'hanno fatto e che avevano questa inclinazione.
      Nel secondo luogo sono e' filosofi che hanno la lor dottrina divisa in naturale e morale. In ogni parte di queste, quante cose vane dichino, quante false, quante frivole, lascio indicare a chi li legge e ne ha più iudicio non ho io.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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