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      Io, iudicando pazzia il risponderli, fingevo non intendere bene né pensare a cosa che lui dicessi. L'ostessa era presente et intese dal mio servitore tedesco quello che il vecchio diceva, e li disse che si partissi e mi lasciassi in pace. Ma lui allora più infuriava e minacciava e gridava, onde ella, partitasi, andò in persona per il borgomastro del castello. El quale, [34v] venuto quivi subito con un solo sergente, il vecchio chiamò et al sergente lo fe' mettere in carcere. Et a me fece grande escusazione, dicendo che li Signori delle Leghe, de' quali era il castello, volevano che pel paese loro ogni uomo andassi sicuro e fussi onorato. Ringraziò'lo, pregandolo che avessi compassione a quello uomo vecchio et affezionato a' discendenti del suo antico padrone.
     
      E, partito, prima lungo il Reno e poi lungo el laco di Constanzia cavalcai: il quale è bellissimo, di circuito circa miglia cinquanta, dove sono molte terre e castelli buoni; l'acqua lucidissima che in ogni parte del laco permette vedere il fondo; fa molti pesci e buoni. Il dì smarrì' il cammino, perché il lago sempre rode la terra et aveva in qualche parte tanto roso, che bisognava scostarsi et andare per certi monticelli dove la guida mia più volte s'aviluppò.
      Pure molto tardi giunsi a una osteria in su detto lago detta Sciat, dove erono ridotti la sera tutti e' villani del paese a lavarsi e radersi, perché quivi era a modo nostro una stufa, la quale i tedeschi usano la state dua volte alla settimana et il verno una. Stavano in quella stufa a lavarsi una ora, et uscivano d'essa bolliti e sudati.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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