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      E, consentendo la Magdalena, era spesso in quella casa, benché v'andassi più celatamente poteva. La fanciulla, sperando trarre da lui assai, vedendo che così si contentava, quasi tutti li altri amici aveva licenziati. Ma il disegno non gli riusciva, perché l'abate spendeva adagio; onde ella, avendo licenziato li altri, era constretta industriarsi di piacerli per trarne. E deliberò chiamarlo a cena et abergo, il che insino allora, stando in sul tirato, non aveva fatto.
      E, convenutasi seco della sera che fu in martedì, fece ordinare una buona cena e, benché fussi di luglio, l'abate per non esser visto, entrò in casa di notte. E quivi mangiando e beendo assai, perché vi erano di più sorte vini, dopo cena mezzo cotto se n'andò al letto e la Magdalena con lui. Et erano stati poco insieme quando nell'osteria vicina, dove l'abate alloggiava, s'apiccò il fuoco, et il romore era grande. Onde l'abate, dubitando delli cavalli et altre cose sue, si levò e, presa la tonaca in spalla, corse verso l'uscio per sovvenire al fuoco. La Magdalena la sera uno uscio, che quasi mai s'apriva, [37v] aveva lasciato aperto perché, sendo il caldo grande, più vento entrassi in casa. Riusciva detto uscio in su una parte del lago, che entra in Constanzia per canale, dove e' cavalli beano e si sguazzono. L'abate, trovando tale uscio aperto, sendo l'aria oscura, credendo fussi quello donde era venuto, per esso saltó fuori e ritrovossi nell'acqua. Le grida eron grande per l'arsione vicina. Lui era grasso né sapeva notare.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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