Onde lui recò certe materasse sopra le quali ci posammo. Ma io, vedendo in quella zana non esser né fanciullo né altri, del luogo dove era la mossi [45r] et in essa entrai perché era assai grande, in modo che il prete, a mezzanotte desto, per la stufa della zana andava cercando e, non la ritrovando, salì in su una panca per tastare se quivi fussi; e tanto s'avviluppò, che cadde e si ruppe un ciglio.
Il romore fu grande e tutta la brigata di casa si levò, et al prete fasciorono il capo stimando che, riscaldato dal vino, fussi caduto. E per la notte non si poté più dormire. Io stimai che lui, avendo rotto il capo, non volessi più cercare di Sibilla, ma fu il contrario, perché montò a cavallo prima di noi; et insieme seguitammo il cammino verso Ulmo.
La mattina ci fermammo a mangiare a un luogo detto Ander in sul fiume del Danubio, che quivi è ancora piccolo. Pure il nostro prete, volendo in quello guazzare il cavallo per il cammino stracco, non ebbe rimedio che non si mettessi a diacere nel fiume.
E bisognò che tutta la villa corressi in aiuto del prete; e fu riavuto molle e mezzo morto. Ma, avendoci fatto buona compagnia e volendo venire avanti, aspettammo tanto che tornò in sé e s'asciugò: e però la sera tardi ci conducemmo a Ulmo e, guidati da lui, andammo a una buona osteria dove stemmo dua giorni.
Ulmo è in Svevia, terra grossa, forte, populata e piena d'arte. È posta in piano e li corre a canto il fiume del Danubio, [45v] che quivi comincia a portare legni. Ha molti belli fossi murati e pieni d'acqua, ha dua ordini di mura e, tra l'uno e l'altro, un fosso profondo; la terra è quasi per tutto al pari de' merli.
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