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      Il romore andò subito per la terra: fecesi grande concorso di popolo e li più stimorono che per l'orazione d'Antimaco fussi resuscitata, perché fu veduto avanti l'altare in orazione.
      E non era possibile si difendessi dalla moltitudine la quale, per divozione, gli lacerò una vesta lunga che aveva indosso. Et insino alla notte oscura non si potette trarre di quel convento, in modo che, la mattina sequente avanti giorno, per fuggire tal molestia si partì e rimase d'aspettarci a Meming, perchè io avendo bisogno vestirmi da verno, mi fermai tutto quel dì in Ulmo. E l'altra mattina a ora di terza cavalcammo e la sera giugnemmo a Meming, la quale è terra medesimamente in Svevia piacevole e bella, dove il vescovo di Triesti ci fece soprastare tre dì, dicendo che lo Imperatore doveva venire quivi.
     
      Trovommovi messer Bastiano, elemosiniere dello Imperatore, uomo allegro, gran ciarlatore e vano che era preposto [46v] della chiesa principale. E, mentre vi stemmo, c'intrattenne e menò a torno vedendo la terra. Et un dì di festa ci condusse ne' fossi a vedere trarre colla balestra, che è cosa da considerare in Alamagna, ché in ogni minima villa è l'ordine et il luogo dove li uomini si riducono le feste, chi a trarre colla balestra e chi con lo scoppietto, e così s'assuefanno e questo ordine non si preterisce, et in ogni terra e villa io fui, lo trovai. E quivi era il luogo bene ordinato ne' fossi e gran concorso d'uomini, chi per vedere chi per trarre. Menocci ancora a un convento di certosini, distante dalla terra un miglio, e ci fece dire tutta la loro vita e regola.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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