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      E fece trarre Matteo di quella stanza el quale, sanza pensare altrimenti al fiorino, presto fu a cavallo e si misse in cammino. La fanciulla aveva pensato, vedendo Matteo piacevole e stimandolo ricco, che se quivi rimaneva e con lei si cominciassi a sollazzare, poterli trarre di mano buona somma di danari.
      In effetto avemmo fatica, la sera, di condurci a Nesselban e, perché Antimaco usava dire un proverbio mantovano che "a gorga laudata non [50r] si debbe pescare", ci attenemmo al consiglio suo. E sendo quivi l'Osteria della Corona tenuta la principale, ce n'andammo a una osterietta, nella quale pochi forestieri dovevono alloggiare. Ma ci riuscì bene, perché ci dette buon vini e buone vivande et a Matteo il letto fornito d'una che andava cantando pel paese et in quel modo viveva. E così, quello che il giorno con prieghi e spesa aveva desiderato, né potuto avere, la notte con poche parole e pochi danari ebbe.
      Il prete, ancora che della Sibilla cercava, si giaceva con l'ostessa mentre che l'oste giucava nella stufa, et avendo beuto la sera molto bene, presto s'adormentò. E volendo l'ostessa farlo levare, perché dubitava che l'oste, finito il giuoco, non lo trovassi quivi, non potette mai, in modo che corse all'oste e gli disse che, sendo stato insino a quella ora a rassettare la cucina e volendo ire a dormire, aveva trovato il prete nel suo letto né aveva rimedio a farlo levare. Il marito, inteso il caso e perdendo, si levò con ira e, preso un bastone, andò alla camera dove era il prete e tante bastonate li dette, che da esse fu svegliato e condotto nella stufa, dove il resto della notte stette.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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