E ne domandai l'Orsola, la quale rispose non volere marito insino che non aveva venti anni et in questo mezzo voleva attendere a servire a Dio come si richiede a una fanciulla. Et io, non la potendo sforzare, a Gianni feci intendere questa risposta e li feci dire che, se lui voleva aspettare ancora anni quattro, gnene darei volentieri. A lui parve il tempo troppo lungo e tanto dolore se ne prese che s'ammalò, e non si trovando alla sua infermità rimedio, in capo a dua mesi morì. Sparsesi la novella, né io m'aviddi che l'Orsola niente si turbassi. Viene il giorno che lui è portato alla chiesa et a caso ebbe a passare avanti la nostra casa. Sentonsi e' preti cantare, l'Orsola si fa alla finestra e, mentre che il corpo di Gianni passa da quella, si getta nella strada e tutta si rovinò, né s'intesono altre parole delle sua se non:
Seppelitemi a canto a Gianni". E così ordinai si facessi. E sono a punto oggi quindici giorni che tal caso segui, sì che nessuno si maravigli se io piango e sospiro sendo privato, privato dell'unica figliuola in modo tanto subito et extraordinario".
Con questi pianti non fu che il villano non ci tenessi bene, pure partimmo la mattina di buona ora e la sera ci conducemmo a Ispruc, dove era lo Imperatore.
Era a punto mezzo settembre quando arrivai Ispruc, el quale è un piccolo castello nel [51v] contado di Tirolo; ma perché il duca Sigismondo, zio di Massimiliano, abitava in quel luogo assai e perché vi sono vicine le fornace che affinono l'argento, è accresciuto assai di borghi.
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