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      Presso a Ispruc a un miglio è uno bel castello, chiamato Alla, in sul medesimo fiume, e quivi si fa il sale. El quale non si cava de' pozzi né d'acqua marina, come ne' paesi nostri, ma viene una acqua grossa d'un monte altissimo, la quale, bollita, diventa salina tanto bella, quanto si potessi imaginare, donde lo Imperatore [55r] trae grande emolumento. In questo castello, mentre stetti a Ispruc, si fece la fiera che durò quindici dì; e vi vengono assai mercantie d'Italia e massime panni non molto fini.
      Intra li altri, in questo tempo vennono a detta fiera dua mercanti bergamaschi, nominati l'uno Andrea, l'altro Nicodemo; e per che causa si fussi menorono con loro le moglie giovane e belle, le quali aiutavano loro vendere e' panni e poi facevono l'altre faccende di casa. Andrea era vecchio e brutto, e la moglie, che Angiola avea nome, poco di lui si contentava e molto li piaceva Nicodemo. El quale, ancora che non fussi molto giovane, era appariscente e gagliardo, ma amava tanto la moglie, che Ferretta si chiamava, che l'Agnola si disperava potere mai ottenere da lui cosa che la volessi. Ma, accortasi che un giovane della terra, detto Vulgan, molto spesso stava a motteggiare colla Ferretta, pensò d'aiutare questo amore per vedere se con questo modo potessi mettere ad effetto il suo.
      E venne a punto bene che Andrea, sendo stato otto dì a Alla, deliberò portare una parte de' panni più grossi a Sboz, luogo non molto lontano, dove sono le cave dell'argento, stimando finirli meglio. E lasciò l'Angiola che vendessi li altri e si stessi con Nicodemo come faceva prima.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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