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      E però si compose con un famiglio tedesco che Nicodemo teneva e la notte s'andò a Mastera, dove si posorno il primo dì che partirono da Alla. Sappiendo dove Nicodemo teneva li suoi danari, quelli tutti tolse e la notte si partì col famiglio.
      E così delli duoi mercanti che menorno le donne alla fiera, l'uno fu morto, l'altro restò sanza la donna e con pochi danari. Se la Ferretta trovò poi Vulgan o no, o quello di lei seguissi non so, a punto perché il caso nacque mentre ero a Ispruc. Ho bene inteso poi che si ridusse in Argentina con quel famiglio a fare osteria. E Vulgan ancora insieme con l'Angiola in Boemia si fuggì, dove bisognò stessi qualche tempo.
     
      Come [58r] ho detto di sopra erano in Ispruc assai italiani, mossi in sulla fama della venuta dello Imperatore in Italia. Tra li altri vi era, per faccende di Ioan Paulo Baglioni, uno perugino chiamato ser Ciabattella, el quale era uomo faceto e sollazzevole. E non avendo molto che fare, spesso se n'andava a un munistero de' frati conventuali di San Francesco, che era poco fuori del castello. E, come interviene a chi pratica in un luogo, prese grande familiarità con uno d'essi frati, chiamato Ulrico. Et, ancora che ser Ciabatella non intendessi tedesco né il frate italiano, parlavano insieme una certa gramatica grossa in modo s'intendevano.
      Aveva questo frate, al lato, un paio di gentili coltellini forniti d'argento, con un cucchiaio pur d'argento, li quali piacevono molto a ser Ciabattella, ma non poteva investigare modo di levarli al frate.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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