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      Tornorono di sopra tutti tremando e stettono più che mezza ora avanti potessino parlare; pure, ritornati in loro, dissono quanto avevono visto. Et il sarto si fece condurre in quel luogo e, cominciando a cavare, trovò ossa quasi consumate et appresso uno calderotto di rame, pieno di fiorini di Reno che erano più che quattromila. Andò alla chiesa pe' preti e fece portare l'ossa nel cimiterio; e li udimmo dire poi, più d'un mese che vi passammo altra volta, che non aveva sentito più romore alcuno. Se danari li tolse per sé o li dette al patrone della casa, non so; ma a' nostri fece buona mancia, che la meritavano.
     
      E noi, seguendo lo Imperatore che era ridotto in Meming, in quel luogo [67r] il dì medesimo che lui giugnemmo, dove stemmo fermi quasi un mese. E perché io avevo poca faccenda, attendevo a passare il tempo con andare a torno fuori delle mura, che era dilettevole gita perché la terra è posta in piano et ha dua ordini di fossi, pieni d'acqua di pesci; e tra l'uno e l'altro fosso perché non vi possono ire e' cavalli, è bello andare a piè.
      Et avendo preso pratica con uno della terra chiamato Guglielmo, ogni giorno con lui andavo una volta a torno alla terra. E, se bene non intendeva italiano, intendeva un poco di latino e tanto che di tutto quello domandavo ero da lui satisfatto. E lo domandai un giorno come si governavono.
      Lui mi rispose che quella terra dava l'anno allo Imperatore fiorini trecento di Reno e, quando veniva quivi, li ordinavono l'abitazione e li donavono, quando giugneva, tanto che poteva valere fiorini venticinque in pesci e vino; dipoi lui non s'impacciava in niente nelle faccende loro.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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