Creavono uno borgomastro per uno anno, e dodici consiglieri e questi iudicavono de' casi criminali e civili come pareva loro, et alle sentenzie d'essi non si poteva appellare. Et avanti finissino il magistrato, eleggevono da loro medesimi un nuovo borgomastro e dodici consiglieri. E così si faceva successivamente, né ragunavono popolo né consiglio altrimenti.
Avevono le loro entrate delle gabelle e del sale, delle quali pagavano [67v] il diritto all'Imperatore; poi tenevono guardie per potere castigare e' tristi, a fine che per il paese loro si potessi ire sicuro. Spendevano in rassettare ponti e vie; comperavono munizione e di vettovaglia e d'altre cose necessarie alla guerra e, se avanzava, cumulavano per potere aiutare le città e principi della lega di Svevia, quando fussino molestati. E mi disse che in quella terra era un vivere queto e pacifico e che ciascuno godeva il suo dolcemente.
Questo Guglielmo aveva preso tanta familiarità meco, che volle andassi una sera a cena con lui: non a convito, ma a cena più che ordinaria. Né mi pare inconveniente, per dare miglior notizia de' costumi d'Alamagna, scrivere l'ordine della cena.
Era del mese di dicembre et il freddo era grandissimo, e però era la stufa calda. Et a una ora di notte ci mettemmo a tavola, lui, la donna, un portoghese servitore del Legato et io.
La tavola era quadra et in ogni quadro stava uno; et il più degno luogo è quello che è volto verso il muro. Avanti ci mettessimo a tavola, ci lavammo le mani a un cannellino a vite, che era in un vaso di stagno appiccato all'asse della stufa, e sotto aveva un gran bacino d'ottone da ricevere l'acqua.
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Imperatore Svevia Guglielmo Alamagna Legato
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