Et ancora che non li dicessi dove teneva e' suoi danari, usando spesso la camera, e con Franceschino e solo, s'avidde che non potevano essere altrove che nella bolgetta. E, presa una volta la commodità, trasse il legato della bolgetta e, scioltolo, prese e' fiorini, et in cambio di quelli, nel medesimo legato, messe quarteruoli. E, per fare che il legato pesassi come prima, vi aggiunse tanto piombo che a punto faceva il peso de' fiorini e, rassettato il legato, lo rimesse nella bolgetta.
Ma, ancora che avessi tolti e' danari, non sapeva come fare a partirsi e dubitava, partendosi, che Franceschino non se n'accorgessi e li mandassi drieto. Et, avendo a ire molte giornate per Alamagna e sendo veniziano, contro li quali lo Imperatore aveva dichiarato la guerra, temeva. E però pensò un modo che Franceschino lo mandassi fuori per tre o quattro giorni, ne' quali piglierebbe tanto campo che non potrebbe poi essere raggiunto. E, trovatolo una volta in pensiero e fantasia, li disse:
Patrone mio, io conosco che tu stai maninconico perché pel passato hai giucato e vinto et al presente, non trovando più chi giuochi teco, spendi e consumi. Ma io crederrei darti un modo col quale non solo vinceresti quanto hai di bisogno [69v] per spendere, ma ancora congregheresti grossa somma di danari.
Tu sai che messer Vincenzio, mio padrone, stette questo anno in Augusta dua mesi senza faccenda alcuna et io, in quel tempo, quasi libero non attendevo a altro che a giucare. Et avevo trovato uno che pareva il migliore uomo del mondo che faceva carte alla romanesca, le quali io tutte conoscevo di fuori; et a ogni giuoco di carte guadagnai assai, e guadagnavo più se non fussi stato una volta scoperto.
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Franceschino Franceschino Alamagna Imperatore Franceschino Vincenzio Augusta
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