Pure non si può negare che non mancassino d'invenzione, perché, avendo a comporre favole nelle quale si può dire tutto quello che si pensa o s'imagina, sempre hanno voluto tradurre di greco, né di loro fantasia hanno composto cosa alcuna. Io liberamente confesso il vero e dico che questo atto è nuovo, stato recitato così in lingua tedesca e dipoi tradutto in italica. Né so per che causa le cose nuove non debbino piacere: et è stultizia di molti che con ammirazione considerano le cose antiche e le nuove disprezzano. Se tra voi spettatori è alcuno che la intenda in questo modo, partisi e lasci il luogo a quelli che delle cose moderne si dilettono. Li altri stieno con silenzio e, [72v] se lo atto piace, nel fine ne faccino segno.
Questa città, che vedete sì grande, è Roma perché quivi intervenne il caso. Una altra volta sarà una altra città.
PAULINA, CONSTANZIA.
Paulina: Noi andremo insino a San Pietro; tu resterai in casa. Et apri al cuoco che manderà Ferrando, e vedi che le vivande vadino per ordine e che li capponi sien lessi et il cavretto arrosto, e soprattutto non sia arso; e per entrare di tavola, uno guazetto di curatelle et animelle, poi, in ultimo, buono cacio e pere. E dì a Alonso che truovi buono vino corso, ché in questo tempo non è da bere altro.
Constanzia: Matre mia, poi che Ferrando provede la cena, vorrà dormire meco et io ho promesso questa notte a Pietro, e non li voglio mancare.
Paulina: Avendo la mala sorte condotto te e me a vivere in tanta meschinità, a noi bisogna fare l'arte in modo che se ne tragga frutto, e se seguirai e' consigli miei saranno di qualità che ci riuscirà questo effetto.
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