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      Pietro è giovane e povero, Ferrando è ricco ma è spagnuolo e, mentre che lui regge a spendere, a mandarci roba a casa, darti veste e danari, è da fare ogni demonstrazione di volerlo contentare acciò non si sdegni. Pietro è in modo legato che non ti può fuggire e da lui puoi trar poco e quel poco non ti può mancare.
      Constanzia: E mi pare strano romperli la fede. Ma che escusazione troverrò io con lui ?
      Paulina: Ti mancheranno forse scuse che ti senta male, ch'el cognato [73r] sia venuto da Corneto, che potrà venire domandasera? Che dico io? Secento scuse arai, se tu vorrai!
      Constanzia: Malvolentieri t'acconsento! Ma dimmi: tu vuoi che io mandi Pietro a domandasera; non sa' tu che tu et io promettemmo a Ulrico d'ire a cena con lui con animo che io vi restassi a dormire? Che dire ma' a lui? Mandianli a dire oggi che non possiamo andare.
      Paulina: Questo non piace già a me, che non voglio in modo alcuno perdere quella cena. Lascia pur trovare il modo a me come tu ti possa partire. Ulrico è di buona pasta e non s'accorge delle nostre bugie. Et a lui bisogna dare buone parole e fare il fatto suo. Ha donna, ha figliuoli e non è per stare qua molto; e da esso non si può sperare cosa che abbi a durare.
      Constanzia: In verità che Ulrico mi è stato buono amico, né gli ho chiesto cosa non abbi avuta! Pure farò a modo tuo. Seguitiamo la nostra via insino alla chiesa, acciò torniamo più presto in casa a preparare la cena, ché mi pare vi sia ordine di rallegrarsi perché io, a dirti il vero, come so avere ben da cena, tutto dì sto lieta e contenta, ma, quando non è bene provista, di niente mi rallegro.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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