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      Agnese: Tu se' il grande scimunito! Io [74r] voglio dire che governo tutta la casa, ma, per la croce santa, che io dirò ogni cosa a Ferrando et a madonna e più non parlerò teco, che mi pari una bestia.
     
     
      PIETRO, LANCILLOTTO servo.
     
      Pietro: Che di' tu? Che t'ha detto Constanzia?
      Lancillotto: Quante volte vuoi te lo dica? Che facci la scusa sua, che non può dormire teco questa sera perché li duole il capo, ma che domandasera sarà al piacer tuo.
      Pietro: E questo t'ha detto?
      Lancillotto: Questo m'ha detto.
      Pietro: Deh, dimmi, per tua fe', pareva a te che si sentissi male?
      Lancillotto: A me pareva sanissima.
      Pietro: Eraci presente la matre quando li parlasti?
      Lancillotto: Eraci, e del continuo gli sussurrava negli orecchi.
      Pietro: Più volte t'ho detto che questa sua matre è donna che non è sì gran male non meritassi. La Constanzia è più tosto troppo libera che mala, ma quella non pensa a altro se non come possa trarre danari di mano a questo e quello, e non è sì vile uomo al quale non sottomettessi la figlia se ne credessi trarre. Non ha discrezione alcuna e consumerebbe il mondo! E credo che abbi straziato, in quattro anni che io la conosco, de' ducati più che cinquemila, che è gran cosa a una femmina, et ha condotta la povera figlia sanza onore e sanza roba. Perdio, che di Constanzia m'incresce! ma è tanta la malvagità di questa sua matre che ho deliberato non avere più pratica seco.
      Lancillotto: Patrone mio, da una parte se facessi questo ti loderei, dall'altra [74v] no, perché io non ho conosciuto mai la più bella né la più dolce cosa che la Constanzia.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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