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      Se un altro tordo dette iersera nella rete, che non era per darvi ogni sera et ella il volse pigliare, debbi tu avere di questo maraviglia? E trovò quelle scuse che stimò t'avessino a esser capace. Parti, però, essere stato tanto iniuriato che per questo voglia rompere ogni pratica, la quale domani vorresti poi rappiccare?
      Ulrico: Non voglio credere a tue parole e voglio sia tagliata ogni pratica.
      Gasparre: Di questa faccenda non ho se non fastidio ma, se ti governerai col mio consiglio, andrai così seguitando tanto che l'amore per se stesso si raffreddi, ché tagliarlo a un tratto sarà impossibile.
      Ulrico: L'animo è fermo. Pure, se tu vi vai, vedi quello che lei dice.
      Gasparre:. Ora mi comandi che io non vi vadi, ora vuoi che io intenda quello ch'ella dice.
      Ulrico: Dico che non vi vadi per mio conto! Ma se v'andassi da te...
      Gasparre: Tu mel comanderai dieci volte, avanti vi vadi una.
      Ulrico: Io nol te comanderò.
      Gasparre: Né io v'andrò! Ma non voglia parliamo più di questo al presente perché veggo il parasito tuo che sta qua a origliare. Ben debbe [77r] avere poco dormito questa notte, perché iersera non cenò. È pur meglio dare il suo a una bella femmina come è Constanzia, che a un parasito briccone et adulatore che mai fa o dice altro che male.
      Sorbillo: Io ti odo bene. E se Ulrico fussi prudente ti manderebbe a casa del diavolo.
      Gasparre: Se fussi prudente, non vorrebbe mai li stessi a presso a un miglio, e ti fuggirebbe più che la peste!
      Sorbillo: Te dovrebbe fuggire che sempre lo conforti et indirizzi al male!


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





Dico Constanzia Ulrico