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      Et abbiamo sì pochi piaceri in questo mondo che, quando possiamo aver questo, lo dobbiamo cercare. O tu consumi quello che hanno avere la moglie e' figliuoli tuoi? Penso che la natura che li ha creati provedirà ben loro, et, a causa d'essi, non lasciar preterire una ora di consolazione. Io t'ho detto l'animo mio, e se farai bene, manderai via questo parasito. Et io me ne voglio ire a vedere Constanzia! E se tu se' irato seco a me ne duole e non voglio essere adirato io.
      Sorbillo: Se lui non fussi partito sì presto, avevo messo in ordine di risponderli per le rime.
      Ulrico: Tra tu e lui m'avete pieno il capo di confusione e l'amore di Costanzia mi tira.
      Sorbillo: Deh, lasciamo da canto l'amore et andiamo a desinare.
      Ulrico: Sono in tanto travaglio che questa mattina non voglio mangiare.
      Sorbillo: (Oh, sventurato Sorbillo!) E questa sera a che ora ceneremo?
      Ulrico: Non so. E però non venire se non ti mando a chiamare, ché forse sarò occupato.
      Sorbillo: (Ora sono in tutto spacciato e voglio, in nome del diavolo, andare in qualche luogo a impiccarmi!). [78v]
     
     
     
      GASPAR, FERRANDO, ALONSO.
     
      Gasparre: (Ho sentito in casa sì gran romore che non voglio salire le scale et Agnesa m'ha accennato che Constanzia non v'è. Ma vedo uscire Ferrando tutto turbato. Fermerommi per udire quello parla con Alonso suo).
      Ferrando: Credi tu che io sia bene infortunato? Che maledetto sia il giorno che io viddi questa falsa meretrice nella quale consumo la roba e la fama! Et in ultimo ci ho a perdere la vita!
      Alonso: Non t'ho io detto mille volte che faresti bene a pensare a altro e che lei t'inganna?


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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