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      Ferrando: El caso è potere! Non vedi tu che ora, che non so dove sia ita, che non mi posso fermare, e muoio di dolore? Questo che viene di qua mi pare Gaspar, servo d'Ulrico. Parlerò con lui per intendere se sapessi cosa alcuna di lei che, se pure fussi fuggita a casa Ulrico, arei manco dispiacere.
      Gasparre: (Veggo Ferrando tanto turbato nella cera, che non voglio mi conosca e voglio fuggire il più presto che io posso).
      Ferrando: Non fuggire, Gaspar!
      Gasparre: (Ora mi viene volontà di correre).
      Ferrando: Fermati, Gaspar, di grazia, e rispondimi!
      Gasparre: (È pur forse meglio gli risponda). Quale uomo mi chiama?
      Ferrando: Uno tuo amico mal contento. Vieni in qua.
      Gasparre: Oh! Ferrando mio! Io non t'avevo visto, ma sentivo tanto romore in casa di Paulina, che dubitavo vi fussi seguito disordine.
      Ferrando: E v'è ben seguito, e grande!
      Gasparre: Che cosa è suta?
      Ferrando: Constanzia è fuggita.
      Gasparre: Fuggita?
      Ferrando: Sì, fuggita.
      Gasparre: Oh, patrone mio, mala nuova ti porterò! Ma dimmi dove è ita?
      Ferrando: Questo non so. Ma ti voglio ben dire il modo.
      Gasparre: Deh sì, che te ne priego!
      Ferrando: Oggi tutto giorno sono stato a cianciare seco e rimasto d'accordo che mi dia questa notte albergo. Come sono dua ore di nuovo mi manda [79r] a sollecitare. Vengo e, come entro in casa, Paulina mi si fa incontro e mi dice che Constanzia parla con Pietro in sala, ma che me ne vadi alla camera sua e l'aspetti quivi. Parvemi questa proposta strana pure, tirato dall'amore, v'andai e menai meco Alonso; e stetti poco che sentì' Pietro venire verso la camera.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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