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      Che maledetto sia il giorno che io nacqui ! Pietro cominciò aver pratica meco da putta: posegli amore. Ora lui non mi stima e li è parso mille anni li esca di casa e temeva non m'avere a dare le spese quattro giorni. Oh infortunata Constanzia, che bisogna per forza torni a sottomettermi a mia madre et a Ferrando!
      Lancillotto: Madonna, che giova lamentarsi? Dove non è rimedio è di necessità andare avanti e far buon cuore e non si ricordare [81v] delle molestie che hai, ma de' piaceri. E prima non cuci, non fili, non fai cosa alcuna di quelle fanno le donne oneste. Mangi bene e bei meglio e non pensi donde venga; dormi sempre accompagnata e, se questa sera non ti piace uno n'arai domandasera un altro che ti satisferà . . . Ma pensiamo, ché siamo a casa, come abbiamo a entrare. Va' un poco avanti, Gaspar, e batti alla porta.
      Gasparre: Ho battuto e mi è stato aperto sì che possiamo andare sicuramente. E tu Constanzia, se farai a mio senno, te n'entrerai in camera, sanza parlare a nessuno di casa questa sera; e Lancillotto et io staremo presso alla porta della camera, perché nessuno ti possa fare iniuria.
      Constanzia: Così mi piace.
     
     
     
      FERRANDO, PAULINA, CONSTANZIA.
     
      Ferrando: (Io non voglio consumare il tempo in dolermi d'Imene e dell'arco e delle saette, perché ne sono scritte tante cose che, a leggerle, mi vengono in fastidio; e così credo faccino alli altri. Una volta io voglio bene a Constanzia e questa notte mai ho potuto chiudere occhio. Sommi levato per tempo per ire a intendere se è tornata . . . La porta è aperta.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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