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      Diego: Non posso contenermi non lo abbracci.
      Pietro: Perché tante carezze?
      Diego: Perché tu se' mio nipote e questo è Ferrando, tuo zio.
      Pietro: Te [84r] mi pare conoscere come per un sogno, ma questo altro non viddi mai se non in Roma. Se siete miei zii tanto meglio: et io voglio essere vostro nipote.
      Ferrando: Et io ti voglio per nipote e da ora voglio pigli per moglie Constanzia, se lei e Paulina se ne contenta.
      Constanzia: Sta bene, che io me ne contento. Va', Gaspar, e chiama un poco Ulrico.
      Ulrico: Ho inteso da Gaspar cosa che mi piace e di che sono molto allegro. Facciamo questo sposalizio.
      Pietro: Faccisi presto.
      Paulina: Io lo vorrei fare intendere alli miei.
      Constanzia: Io non lo voglio fare intendere a altri. Andiamo in casa, su, Ferrando e Diego!
      Gasparre: Non aspettate più di vedere o udire altro. Drento si farà il desinare e la cena, drento si faranno le nozze, drento sarà il notaro che rogherà il contratto e poi il marito e la moglie se n'andranno a letto e faranno quello hanno fatto più anni insieme; e Lancillotto et io be'remo e mangeremo quanto potremo. Valete!
     
     
     
      LIBRO QUINTO
     
      Quando udì' recitare lo atto scenico scritto nell'altro libro confesso mi venne in fastidio perché, recitandosi in lingua tedesca, poco o niente ne intendevo; ma, avendolo poi fatto tradurre in lingua toscana e volendolo mettere in questi miei scritti, più volte ho pensato non lo fare perché in fatto le cose false son belle a vederle et udirle, [84v] ma scritte non riescono perché mancano le voci e le azioni che sono causa principale di farle piacere.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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