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      Però volentieri ritorno alle mie vere narrazioni le quali, se non diletteranno chi le leggerà, dilettano me che le scrivo. Perché intra li onesti piaceri che possino pigliare li uomini quello dello andare vedendo il mondo credo sia il maggiore; né può essere perfettamente prudente chi non ha conosciuto molti uomini e veduto molte città. Ma a volere che questo succeda bene, bisogna che chi ha a ire a torno, abbi più condizioni: e prima che sia robusto e sano, che sia ricco et abbi compagnia facile e sollazzevole. E, se alcuna di queste qualità manca, il cammino non piacevole ma pieno di dispetto diventa. Quello che spesso li duole il capo o lo stomaco o il fianco o li denti o le gambe, a sé medesimo et a' compagni è fastidioso. Quello che ha a pensare donde abbi a trarre e' danari o che li ha con dificultà o che bisogna pensi pel cammino di guadagnare, non può pigliare piacere de' viaggi perché li duole il soprastare più un giorno in una città, non può, per vederne una altra, allungare il cammino, piglia alterazione nel fare conto con l'oste, guarda se ha speso più un ducato che il compagno. Se la compagnia non è a proposito, similmente chi va pel mondo non può aver diletto; e chi ha seco tutti servitori non può con loro motteggiare né parlare di cose grave né sollazzare né [85r] giucare; chi ha compagni fantastichi, ritrosi e strani non che abbi consolazione nel cammino, ha dispetto grandissimo. Et oltre a tutte queste cose, bisogna esser libero, né avere faccenda alcuna e potere stare quindici dì in una città, andar per terra, andar per acqua e non essere ubrigato a niente.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412