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      La donna, conoscendo in lui quelle parti che diceva il frate, rispose che gnene darebbe volentieri e, perché la cosa non si scoprissi, gli fiderebbe a lui el quale poi ne piglierebbe cedola dal mercante, secondo gli paressi. Al frate parve che il tordo avessi fatto un gran sacco nella ragna e, sospirando forte, disse che non entrava in tali faccende sanza dispiacere, pure, per amore dell'anima della donna, non voleva ricusare questo carico, onde la donna gli recò e' danari. E lui fatta una cedola di mano sua, in nome del mercante, della ricevuta e promessa di restituirli, in capo di dua dì la dette alla donna e li danari serbò appresso di sé. E del continuo pensava il modo come li potessi fare suoi, né li occorreva il migliore [86v] che la morte della vedova. Né potendo amazzarla con ferro sanza scandolo e pericolo, pensò al veneno. Né avendo commodità di mangiar seco, né di presentarla rispetto ai parenti, deliberò dargnene nel vino, quando era comunicata. E la mattina della Assunzione di Nostra Donna, venendo la vedova a comunicarsi secondo aveva di costume, gli mescolò nel calice veneno col vino, el quale poi che ebbe preso, non stette dua ore che perdé il parlare et intra dua giorni morì; e fu iudicato fussi morta d'apoplessia.
      E' fratelli di lei dopo la morte cominciorono a cercare della roba e, sappiendo che il marito li aveva lasciato buona somma di danari, si maravigliavono non li trovare. Et avendo assai cerco trovorono la cedola et allegri andorno con essa al mercante e gli domandorono la pecunia, come in essa si conteneva.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





Assunzione Nostra Donna