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      Il quale, veduta la cedola, disse non esser di mano sua e che dalla donna mai aveva ricevuto cosa alcuna e, monstrato loro li altri scritti e libri scritti da lui, e' fratelli conobbono molto bene la donna essere stata ingannata e rimasono malcontenti. Né potevono pensare chi avessi avuto detti danari.
      Il frate, insuperbito per la pecunia, non poteva stare alla regola delli altri e, dubitando che la fraude non si scoprissi, chiese licenzia al priore d'andare a Roma per voto. E quivi condotto, [87r] ottenne dispensa di potere stare fuori dell'ordine e comperò una casa e masserizie et offici da poter vivere. Et essendo venuta questa nuova a Lanzberg, un fratello della donna, più esperto che li altri, ne andò a Roma con detta cedola et accusò il frate al governatore. El quale, impaurito, per mezzo d'amici compose di restituire una parte al fratello et una parte darne al governatore e qualcosetta, benché poco, rimase a lui, con la quale ancora oggi traduce la vita sua misera et infame.
     
      Stemmo la sera quivi e l'altro giorno ci conducemmo a Scionga, castello pure del duca Alberto di Baviera che l'aveva murato di nuovo in modo vi erano poche case. Alloggiammo in una osteria, dove la sera si ridussono assai forestieri e, tra gli altri, un vescovo che era oratore all'Imperatore per il re Ferrando di Spagna. Costui, d'un ragionamento in uno altro, saltò in sul lodare il suo Re da tutte le parte e massime diceva che era eccellentissimo capitano nella guerra et iustissimo e laborioso nella pace.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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