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      Pure io mi ricordai del nome e domandai il meglio seppi e presi una guida che ci conducessi a detto Portachirchen.
      Al Venafro, per il freddo e camino lungo e disagio, venne la sera febbre e bisognò tenere tutta notte lumi accesi e fuoco per fare creistieri, in modo che qualche suo servitore, forse riscaldato dal vino o forse per stracchezza addormentato, messe fuoco in un letto della camera dove lui era. El romore fu grande. Tutto il borgo concorse a spengerlo, come il costume d'Alamagna che, per avere in gran parte le case di legname, è stato messo grande ordine e provisione e rimedi da estinguere il fuoco, in modo che quivi, sanza molto danno, si estinse. E noi ci partimmo avanti giorno et a buon'ora ci posammo a un castelletto posto in uno monte alto, detto Zival.
      Quivi, per l'essere lassi del cammino tristo e per non aver dormito la notte precedente, a buon'ora cenammo e ce n'andammo a posare. Et il giorno sequente ci conducemmo ad Ispruc dove la mattina appresso fu dal preposto della Iustizia condannata una femmina a essere arsa per uno eccesso aveva commesso, il quale a narrarlo sarà lungo, ma si considerrà per esso quanto le femmine sieno desiderose della vendetta et astute al vendicarsi. [89v]
     
      Riducevasi in Ispruc spesso uno gentiluomo che aveva lo stato suo quivi vicino, chiamato Andrea Delitestan, parente di messer Paolo Delitestan, il quale era de' primi uomini avessi lo Imperatore a presso di sé. Questo Andrea era giovane d'anni venti e li era di poco morto il padre che li aveva lasciato buono stato et inoltre danari e gioie et altri beni mobili.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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