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      Et a te tale libro ho voluto mandare, non solo perché ti amo e perché mi sei genero, ma ancora perché conosco che ti diletti assai di leggere libri e latini e toscani. E, benché io non abbi scritto con quella eleganzia e forse diligenzia che si converrebbe, voglio nondimeno pigli, in compenso di questo, che ho scritto con verità, et essendo stato alieno da ogni assentazione et avendo in modo fuggito il sospetto di essere tenuto adulatore, che dubito di non avere errato. Però che essendo accaduto fare menzione di Paulo mio fratello, uomo e prudente et animoso, la ho fatta tanto parcamente, quanto mi è suto possibile; similmente di Lodovico Canossa, veronese, già vescovo di Tricarico et oggi di Baiosa, il quale è così nobile, buono e degno prelato come ne abbi conosciuto un altro; così di Filippo Strozzi, perché è noto quanto mi sia amico, non l'avendo commendato dallo ingegno, dalla memoria, dalla nobiltà, dalle lettere, dalla fede, dalla gratitudine e da molte altre parti, le quali [8v] laudi tutte con verità se li possono attribuire.
      Saranno forse alcuni che mi calunnieranno come troppo affezionato alle azioni di papa Clemente VII, alli quali io rispondo non avere detto cosa che non sia vera, mettendo a questi in considerazione essere molto bene possibile che ad alcuno uomo duri molto tempo la laude della virtù nelle sue operazioni e manchili di poi, o per mutazione di fortuna, alla quale sono tutte le azioni umane sottoposte, o vero per essere suta maggiore la comune opinione di lui che la vera essistenzia della virtù sua, sì come il più delle volte interviene.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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