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      Sta' sano.
      E quando tu non l'appruovi in modo iudichi sia da farne parte altrui, se arà dilettato te, resterò satisfatto.
     
     
      [9r] 1512
     
      Poiché l'essercito di Luigi XII, re di Francia, che avea per capitano monsignor di Foes, ebbe rotto e fugato presso alle mura di Ravenna l'essercito di Ferrando re di Spagna e di papa Iulio II, guidato da don Ramondo di Cardona viceré di Napoli, parve che la fortuna, come instabile, subito si mutasse. Et essendo morto nella giornata combattendo arditamente monsignor di Foes, e rimanendo lo essercito a essere guidato da più capi, de' quali erano alcuni italiani che subito, come è il costume loro, furono in discordia, e quando era a proposito seguitare la vittoria e constrignere il Papa a pigliare le condizioni dal vincitore o fuggirsi di Roma, essi, consumando il tempo in dissensioni e dispute, perderono la occasione e lui, rassicurato, prese animo et in pochi giorni fece scendere i monti a ventimila fanti svizzeri.
      I quali, uniti con le genti d'arme de' Veniziani, collegati seco e col re Ferrando, assaltorono lo stato di Milano con tanto impeto, che li Franzesi furono constretti a ritirarsi di Romagna per far pruova di difendere quello stato. Et essendo in odio a tutti i popoli e crescendo del continuo la discordia de' capi Sanseverini e Triulzi, l'essercito franzese non confidò tenere la campagna né li passi de' fiumi né le città, ma fuggendosi del continuo, come fugge la nebbia dal vento, e l'inimici seguitandolo, in pochi dì lo cacciorono di quello ducato e loro ne restorono signori.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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