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      E parendo a' collegati avere acquistato onore et utile grandissimo, pensavono come potessino conservare e l'uno e l'altro. E convennono di fare una congregazione a Mantoa, nella quale si trovassino il vescovo Gurgense, locotenente dello Imperatore in Italia, il viceré don Ramondo per il re Ferrando e li oratori del Papa e Veniziani.
      Dove convenuti et avendo più giorni consultato, sendovi ancora ambasciadori delle leghe de' Svizzeri, deliberorono che fusse restituto nello stato di Milano Massimiliano Sforza, figliuolo di Ludovico che morì prigione in Francia, il quale era stato gran tempo in Alamagna appresso lo Imperatore. Et in tal partito tutti li collegati pensorono avere la satisfazione loro in particulare. Et il Papa prima considerò che, sendo uno duca di Milano debole, potrebbe disporre de' benefici ecclesiastici a volontà sua, che è quello che i moderni pontefici stimano assai. Gurgense, non avendo molto riguardo al futuro, considerò trarne danari di presente per il patrone e qualche parte ancora per sé. Il Viceré, sappiendo che il re Ferrando voleva nutrire uno essercito in Italia altrove che nel Regno di Napoli, considerò che lo potrebbe alloggiare in quello stato e trarne ancora danari [9v] per suvvenirlo. I Svizzeri pensorono avere da detto Duca ogni anno pensione in pubblico et in privato e che il Duca fusse signore in parole e loro in fatto. I Veniziani, avendo una repubblica stabile, iudicorno che uno giorno si potrebbe porgere occasione che, sendo un principe debole in quello stato, facilmente ne diventerebbono signori.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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