Deliberorono ancora li sopradetti collegati che, non sendo rimasto in Italia chi tenessi le parti franzesi eccetto la Republica Fiorentina, che si usasse ogni opera et ogni industria di mutare quello stato, stimando ciascuno de' collegati avere nella mutazione di esso quasi le medesime commodità che si dicono di sopra dello stato di Milano. Il quale assettorono in questo principio così a caso, tanto che Massimiliano Sforza venisse d'Alamagna.
E poi il Viceré con circa seimila fanti spagnuoli e mille cavalli, fra di leggieri e grave armatura, prese il cammino verso Toscana con ordine che il cardinale de' Medici, legato di Bologna, scappato delle mani de' Franzesi per loro inavertenzia ché lo aveano prigione, venisse con lui. E dava voce volere levare lo stato di mano al popolo e restituirlo a detto Cardinale che ne fusse capo e lo amministrasse con quello ordine di republica che solea già fare Lorenzo suo padre.
Era in questo tempo Gonfaloniere di Iustizia Piero Soderini, il quale era suto creato a vita insino l'anno 1502, quando si riordinò alquanto la città: uomo certo buono e prudente et utile, né si lasciò mai traportare fuora del iusto, né da ambizione né da avarizia. Ma la mala fortuna, non voglio dir sua, ma della misera città, non permesse che lui o che altri vedessi il modo di ovviare alli insulti de' collegati o, se pure da alcuno fu veduto, non li fu prestato quella fede che era conveniente.
Perché li Fiorentini non potevano avere soccorso dal re di Francia che avea perduto non solo lo stato e la reputazione in Italia, ma si pensava che avessi avere molestie di là da' monti.
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