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      E rispondendo loro il Gonfaloniere parole grate et umane sanza venire a conclusione e volendosi partire da essi e ritirarsi in un'altra stanza, Antonfrancesco, e più giovane e più ardito delli altri, lo prese per la veste e disse che prima che partisse da lui, voleva che relassassi li cittadini che la Signoria avea fatti ritenere. Lui, sendo troppo rispettivo e dubitando non avere a far male ad altri o che ne fusse fatto a lui et iudicando che, se si veniva al sangue, dovesse seguire la ruina della città, fu contento licenziarli. E pensando che avendo questi quattro giovani, e massime Antonfrancesco, preso tanto ardire, che non mancherebbe loro animo a tentare più oltre, mandò subito Niccolò Machiavelli, secretario della Signoria, per Francesco Vittori, fratello di detto Paulo, il quale era deputato dalli Dieci commissario sopra i soldati. Et avendo inteso quello era seguito in Palazzo, né potendo essere contro al fratello sanza manifesto pericolo, né volendo per modo alcuno essere contro al Gonfaloniere et al Palazzo, voleva montare a cavallo per partirsi della città.
      Ma faccendoli [11v] Niccolò la ambasciata per parte del Gonfaloniere, n'andò subito a lui e trovandolo solo et impaurito, lo domandò quello voleva operasse. Il Gonfaloniere li rispose che era disposto partire di Palazzo pure che fusse sicuro di non essere offeso. Francesco li rispose che li pareva che avesse sì bene governato il tempo che v'era stato, che non voleva già essere in compagnia di quelli ne lo traevano.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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