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      Questo Ieronimo andò nel paese de' Svizzeri, [14v] e con pochi danari e con promesse di più e con molte parole e ragioni ne levò circa diecimila. I quali, giunti a Noara, inteso come lo essercito franzese veniva verso quella città, et ancora che non avessino cavalli, li andorono affrontare con pronto animo e combatterono gagliardamente e li ruppono. La occisione non fu grande, ma la preda fu grandissima. E li Svizzeri liberorono, per allora, lo stato di Milano dalle mani de' Franzesi e ne ebbono dal Duca, con tempi, quelli premi che vollono. Il re di Francia, con questo assalto, subito si concitò contro lo Imperatore, il re di Spagna e d'Inghilterra e li Svizzeri, i quali tutti a uno tempo da diversi luoghi assaltorono il regno di Francia.
      Il Papa, poi che ebbe atteso alla coronazione e ceremonie consuete, le quali fece più suntuose che li altri pontefici e spese grossa somma di danari, pensò che non era bene che il regno di Francia fussi destrutto: e se bene li fu grato che le genti del Re fussino rotte a Noara, perché li pareva che lui li avessi avuto poco respetto mandare ad assaltare Italia sanza fargliene intendere, della quale egli era capo, considerò quanto importasse debilitare quello Regno, rispetto al Turco, quanto profitto ne traeva la corte di Roma delle cose beneficiali, quanto importerebbe quando lo Imperatore o re di Spagna pigliassino qualche parte di quel Regno. E cercò con ogni industria ritrarre il re d'Inghilterra e Svizzeri dalla impresa di Francia e si sforzò trovare modi di composizione tra questi Principi.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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