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      Mandò dunque il Papa Lorenzo in Firenze e mandò con lui messer Iulio: il quale, sendo morto messer Cosimo de' Pazzi, arcivescovo di Firenze, era successo in quello loco. E si dette principio a ordinare uno governo civile, del quale Lorenzo fusse capo, in quella medesima forma a punto, come avea tenuto Lorenzo suo avo. [l5v]Et attendeva Lorenzo, ancora che giovane, con grande diligenzia alle cose della città: che la iustizia fusse amministrata equalmente a ciascuno, che le publiche pecunie si riscotessino e si spendessino con parsimonia, che le lite si componessino in modo che ogni uomo ne restava satisfattissimo, e massime perché, sendo l'entrate grande per l'abbondanzia del popolo e le spese non molte, i cittadini erano poco affaticati di danari, che è quello che piace a' popoli, perché l'affezione che loro hanno al principe procede dalla utilità.
     
      Pensorono alcuni cittadini, i quali si tenevono savi e reputavano che il bene della Città consistesse in estendere assai li confini et in avere più una terra et uno castello, di molestare i Lucchesi per provare di ridurli in servitù, o almeno riavere da loro Pietrasanta, la quale altra volta era stata de' Fiorentini, ma era suta poi perduta nella passata del re Carlo. E non si accorsono quanta infamia dettono al Papa a presso a tutti li uomini, e quanto sospetto messono alli principi a farlo acconsentire che, ne' primi mesi del suo pontificato, i Fiorentini assaltassino, sanza causa alcuna, i Lucchesi vicini e confederati e che vivono in pace et in libertà sotto le loro leggi e con le loro arti.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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